La scomparsa di Gaetano Gifuni (1932-2018): rassegna dell’agenzia di stampa ANSA e degli articoli di giornale usciti dal giorno della scomparsa (18 agosto 2018) al 3 aprile 2021.
La scomparsa di Gaetano Gifuni, il 18 agosto 2018, ha suscitato reazioni istituzionali ai massimi livelli, da parte del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, del Presidente del Senato della Repubblica, Maria Elisabetta Alberti Casellati, del Presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano.
La notizia della scomparsa è stata data dal Senatore Pier Ferdinando Casini che ha dichiarato: "Gaetano Gifuni ha servito le istituzioni della Repubblica passando attraverso molte fasi della nostra storia. E’ stato un insigne giurista, un grande funzionario parlamentare e un devoto collaboratore di diversi Presidenti della Repubblica. Ho avuto modo di conoscerlo bene, in particolare, durante gli anni della mia presidenza alla Camera dei Deputati. L'Italia perde un uomo di grande valore e le istituzioni dovranno ricordarlo come merita".
La Presidente del Senato della Repubblica affermava: "Il Senato della Repubblica partecipa al dolore dei familiari di Gaetano Gifuni. Segretario Generale del Senato per diciassette anni, ricoprì lo stesso prestigioso incarico al Quirinale e fu per pochi mesi ministro per i Rapporti con il Parlamento del Governo Fanfani. A Palazzo Madama si distinse per l'attenzione ai dettagli dell'organizzazione interna e per il forte senso dell'istituzione, oltre che per una costante vicinanza ai bisogni del personale. Il Senato e il nostro Paese gli devono molto".
Nel messaggio di condoglianze, il Presidente emerito della Repubblica, Giorgio Napolitano, dichiarava: "Accolgo con dolore la notizia della scomparsa di Gaetano Gifuni, ricordando il lungo periodo da lui dedicato per decenni al servizio delle più alte istituzioni, nel Parlamento e alla Presidenza della Repubblica. Esprimo le mie sincere condoglianze ai suoi famigliari e a quanti lo hanno conosciuto e stimato".
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel messaggio affermava: "Partecipo al dolore della famiglia per la scomparsa di Gaetano Gifuni, Segretario Generale del Quirinale con i Presidenti Scalfaro e Ciampi e a lungo Segretario Generale del Senato, servendo per molti anni lo Stato nei vertici istituzionali con grande dedizione e profonda competenza".
L’ANSA con nota di Luca Laviola, riassumeva a fine giornata la notizia e le reazioni (Addio a Gifuni, quasi 60 anni al servizio dello Stato- Per 17 anni Segretario Generale Senato. Poi ombra Scalfaro-Ciampi): “Arrivò al Quirinale come segretario generale a fine maggio del 1992, nominato da Oscar Luigi Scalfaro, mentre infuriava la campagna stragista della mafia che aveva ucciso pochi giorni prima Giovanni Falcone, in un clima drammatico che portò all'elezione del presidente. Gaetano Gifuni, morto oggi a 86 anni, ha accompagnato il settennato di Scalfaro e poi quello di Carlo Azeglio Ciampi, consigliere e ombra del capo dello Stato in un periodo cruciale per l'Italia, fino al 2006. E come 'civil servant' ha svolto quasi 60 anni di servizio, di cui 17 da segretario generale del Senato, dal 1975 al 1987. In mezzo anche tre mesi da ministro per i Rapporti con il Parlamento in un governo elettorale di Amintore Fanfani. "Partecipo al dolore della famiglia" scrive in una nota il presidente Sergio Mattarella, che ricorda il ruolo di Gifuni "servendo per molti anni lo Stato nei vertici istituzionali con grande dedizione e profonda competenza". Gifuni si è spento in una clinica romana. Era nato a Lucera, in provincia di Foggia, e dopo la laurea in Giurisprudenza era stato prima assunto in Confindustria e poi aveva vinto il concorso al Senato. Non avrebbe più lasciato lo Stato, diventandone uno dei 'grand commis'. Consigliere giuridico e politico di Scalfaro e Ciampi, era possibile vederlo e ascoltarlo fugacemente in tv specie in occasione delle consultazioni al Quirinale. Talmente accorto e riservato da essere soprannominato 'Prudenziano', ma profondo conoscitore delle leggi e del Parlamento. Dal 1992 al 2008 è stato componente del Consiglio di Stato, supremo organo della giustizia amministrativa. Nel 2006, alla vigilia dell'insediamento del nuovo presidente Giorgio Napolitano, rinunciò a continuare a reggere la macchina del Colle. Da allora è stato segretario generale emerito. Gifuni era il padre dell'attore Fabrizio Gifuni. Con il nipote Luigi Tripodi, ex responsabile del Servizio Tenute e giardini del Quirinale, rimase coinvolto in una vicenda giudiziaria per la gestione dei fondi della tenuta presidenziale di Castelporziano, a Roma. Condannato nel 2013 in primo grado, venne poi assolto in appello. "Dolore" per la scomparsa di Gifuni è stato espresso dal presidente emerito Napolitano, che cita "il lungo periodo da lui dedicato per decenni al servizio delle più alte istituzioni". "A Palazzo Madama si distinse per l'attenzione ai dettagli dell'organizzazione interna e per il forte senso dell'istituzione, oltre che per una costante vicinanza ai bisogni del personale - ricorda Gifuni la presidente del Senato Elisabetta Casellati -. Il Senato e il nostro Paese gli devono molto". "L'Italia perde un uomo di grande valore e le istituzioni dovranno ricordarlo come merita", dice l'ex presidente della Camera Pier Ferdinando Casini, che ha anticipato la notizia della morte.”
Gli articoli di stampa sono usciti nella giornata del 19 agosto 2018, tranne uno il 21 agosto, di seguito il link agli articoli (visibili solo ai pensionati dopo aver digitato nome utente e password), mentre la presente nota riprende passi selezionati da me.
Fabrizio De Feo, su Il Giornale, riporta la reazione di Gifuni in qualità di padre di Fabrizio, alla notizia che questi aveva scelto la carriera artistica. De Feo afferma che tale carriera non è mai stata ostacolata dall’illustre genitore e che nacque quando, mentre frequentava la facoltà di Giurisprudenza, senza dire niente in famiglia, fece l’esame all’Accademia di arte drammatica, venendo ammesso. Non vide nei genitori lo sconcerto che si aspettava, piuttosto una reazione attonita, ma non contrariata, si preoccupavano che non ne fosse capace.
Marco Ventura, su Il Messaggero, riporta il drammatico momento in cui Gifuni dovette dare al Presidente del Senato, Fanfani, la notizia del rapimento di Aldo Moro, all’ingresso di Palazzo
Madama, nonché il pianto dirotto e liberatorio di Fanfani, nell’ascensore, il giorno in cui si stava recando a Turrita tiberina, per partecipare al funerale di Moro.
Alessandro Meluzzi, su Il Tempo, paragona Gifuni ad Antonio Maccanico e, pur con un ruolo diverso, Gianni Letta; l’autore ragiona poi sulla sfasatura fra la maggioranza che elegge il Presidente della Repubblica, all’inizio del settennato, con gli equilibri politici che emergono nei lunghi sette anni di esercizio dei compiti che la Costituzione affida al Capo dello Stato. Il rischio è che la Presidenza della Repubblica può vedere sovradimensionare i propri poteri ed in quel momento un giurista finissimo ma anche attento osservatore della Storia, come Gifuni, avrebbe compreso i rischi per la democrazia e li avrebbe fatti comprendere al titolare della carica.
Massimo Franco, su Il Corriere della sera, sottolinea la lunga permanenza (14 anni) di Gifuni nel ruolo di Segretario generale della Presidenza della Repubblica, con i Presidenti Scalfaro e Ciampi, consapevoli di avere in quel fuoriclasse, conoscitore delle leggi e della macchina dello Stato, un collaboratore prezioso. Ricorda le origini pugliesi di Gifuni, figlio del bibliotecario di Lucera, Giovanbattista, amico del filosofo Benedetto Croce.
Stefano Folli, su la Repubblica, auspica che un giorno si approfondisca quanto la storia politica del paese è debitrice verso l’opera di alti dirigenti come Gifuni, accorti e sensibili elementi di raccordo fra i rappresentanti del popolo e il sistema istituzionale, inclusa la complessa macchina amministrativa. È ricordata la passione particolare che Gifuni coltivava per l’arte ed il palcoscenico, trasmessa al figlio Fabrizio.
Filippo Ceccarelli, su la Repubblica, ricorda il lucente triciclo nero voluto da Gifuni per percorrere il corridoio della manica lunga del palazzo del Quirinale, per raggiungere lo studio del Presidente, da ambienti provvisori dove lavorava durante dei lavori di ristrutturazione; così gli piace ricordarlo che scivola silenzioso nei corridoi tirati a lucido del suo Palazzo (e meglio se non visto).
Francesco Damato, su il Dubbio, ripercorre l’amicizia con Gaetano Gifuni dovuta sia alla comune origine di Lucera (FG) sia alla consuetudine di trascorrere periodi di riposo estivo nella verde San Candido.
Stefano Folli, su il Foglio del 3 aprile 2021, parla del convegno sulla figura di Gaetano Gifuni, tenuto a Lucera nel 2019. Ora è stato pubblicato un volume con gli atti. Il volume è fuori commercio, ma può essere richiesto al figlio Giovanni B. Gifuni, all'indirizzo di posta elettronica Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Roma, 3 aprile 2021
Francesco Colucci